Un giorno si presentò a Giosuè Carducci, quando era professore a Bologna, uno studente, pregandolo di volergli firmare il libretto di frequenza. «Come si chiama lei?», gli domandò il Poeta. E quello, timidamente, rispose (poniamo) Rossi Giovanni, dicendo prima il cognome e poi il nome. Bruscamente, quasi sgarbatamente, il Carducci gli restituì il libretto senza neppure aprirlo, dicendogli: «Tenga: Le farò la firma quando avrà imparato a dire correttamente il suo nome!» Cadendo dalle nuvole, lo studente guardò il professore con aria interrogativa. E il Carducci, più brusco che mai: «Per sua regola, si dice sempre e si scrive sempre il nome prima del cognome. L’eccezione è ammessa solo in caso di necessità alfabetiche!» E il libretto non fu firmato.
Se più insegnanti si comportassero in questo modo, anziché — loro per primi — presentarsi e chiamare i propri allievi con cognome e nome, come spesso capita di sentire, la scuola sarebbe un posto un pochino migliore…
P.S. L'esigenza dell'ordinamento alfabetico poteva avere un senso al tempo di Carducci, quando ancora non esistevano i calcolatori. Oggi è possibile avere un elenco ordinato per cognome anche presentando i nomi prima dei cognomi.