sabato 24 aprile 2010

Quasi un pamphlet

Cito volentieri un brano di un articolo scritto da Luigi Scialanca, intitolato Prima il Nome, poi il Cognome, in cui si parla del caso di Lorena Cultraro, una ragazza di Niscemi violentata e uccisa nel 2008.

Quanti di voi ― fatto che può apparire banale solo a chi lo consideri con indifferenza, appunto, mentre è importante come pochi ― quanti di voi, signore e signori insegnanti, insegnano a firmare scrivendo prima il Nome e poi il Cognome? Quasi nessuno. Sarebbe già qualcosa, per quelle ragazze e quei ragaz­zi, ma voi non lo sapete. Sarebbe tantissimo, anzi, ma voi per primi lo ignorate. Poiché voi stessi vi fir­mate così, senza sapere ciò che fate: Scialanca Luigi, invece che Luigi Scialanca. Ed è così che poi acca­de di leggere sui manifesti Cultraro Lorena, invece che Lorena Cultraro. Sono ignoranti i tipografi? No. Lo siete voi, cari colleghi. Che per primi ignorate, e perciò non insegnate, che ogni essere umano è qual­cuno e ha valore, infinito, semplicemente per sé stesso ― perché è un essere umano, quel­l’essere umano, diverso da ogni altro, irriproducibile nei secoli dei secoli ― e non per l’appartenenza a una fa­miglia, a un gruppo, a un branco, a un partito, a una religione, a un popolo, a un’etnia... Poiché sono gli esseri u­mani che fanno le famiglie (e gli dei), non le famiglie (e gli dei) che fanno gli esseri umani.


Cosa pensate che immaginino i “vostri” bambini e ragazzi, signore e signori insegnanti ― cosa pensate che immaginino, intendiamo, pur senza esserne consapevoli ― quando sentono non diciamo grandi uomi­ni e donne, non un William Shakespeare, un Galileo Galilei, un Ludwig van Beethoven, una Rita Levi Mon­talcini, ma la più scrausa delle veline, il più scalcagnato dei “famosi”, l’infimo dei politicanti, corret­ta­mente menzionati per No­me e Cognome? E loro invece no, loro sempre e soltanto Cultraro Lorena, su o­gni pagina di ogni registro, sul verso di ogni compito, sul frontespizio di ogni quaderno e ogni libro di te­sto, senza che alcuno mai se ne ac­corga, senza che alcuno mai se ne curi, giorno dopo giorno, anno do­po anno? Come se solo quelli fossero im­portanti, preziosi, umani, e invece loro fossero niente? Ve lo di­ciamo noi, se per caso non ne aveste idea: fantasticano, i “vostri” bambini e ragazzi ― fantasticano, in­tendia­mo, pur sen­za esserne consapevoli ― di essere, solo loro, esclusi per nascita dall’Umanità.


Una questione importante come poche, appunto. Insegnare ad usare il nome prima del cognome è un modo per insegnare ad affermare la propria identità, e a volte sembra che ce ne sia veramente bisogno. Tutti gli insegnanti e gli educatori dovrebbero meditare su queste parole.

1 commento:

  1. Un cordiale Buongiorno.

    Questo articolo ha ormai più di nove anni, ma è ancora attuale. Bisogna disabituare ragazzi, insegnanti e tutto il resto della comunità scolastica a firmare prima con il cognome, per poi passare anche al resto delle pubbliche amministrazioni e infine all'Italia intera.

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